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Italia tra gli ultimi paese UE per la salute mentale

Se c’è qualcuno in pericolo a causa della Salute Mentale è proprio la cosiddetta ‘Next Generation’, di cui tanto si parla, e il relativo PIL nazionale. Perché il banco questa volta rischia di saltare davvero per l’impossibilità di garantire i servizi minimi in un settore in ginocchio già ben prima della pandemia.

L’Italia risulta “tra gli ultimi Paesi in Europa” nell’ambito della salute mentale. E, nonostante un incremento stimato del 30% di diagnosi, tra depressione e altre patologie psichiche causato da due anni di pandemia per il coronavirus, specie tra giovani e studenti, sono stati indicati “zero investimenti” nell’ambito del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato per rilanciare l’economia italiana proprio dopo la pandemia. Mentre al 2025, sempre secondo le stime, mancheranno altri mille psichiatri tra pensionamenti e dimissioni. Questi i dati segnalati nell’allerta lanciata da dieci società scientifiche della psichiatria italiana, da cui è giunta anche la richiesta “urgente” di costituire un’agenzia nazionale ad hoc.

Un settore in crisi, quello della salute mentale, con assenza di investimenti, una carenza drammatica di personale medico e ora alle prese anche con un aumento di diagnosi, soprattutto tra giovani e studenti: appunto, la Next Generation. Gli investimenti, che sarebbero dovuti crescere almeno fino al 5% del fondo sanitario nazionale, per raggiungere l’obiettivo del 10% indicato in sede comunitaria per i Paesi ad alto reddito, sono tracollati dal già misero 3,5% del 2018 a 2,75% del 2020. Cui è seguito un crescente numero di diagnosi post pandemia. Significa che i 728 mila cittadini in cura nei Dipartimenti di Salute Mentale nel 2020 (passati da 183 a 141 dal 2015 al 2020) sono sicuramente aumentati nel 2021-22 anche se non censiti o non ancora individuati. A tutto questo si aggiunge la fuga del personale, sia medico che infermieristico, da dipartimenti già sottorganico da anni. Tanto che nel 2025 mancheranno altri mille psichiatri tra pensionamenti e dimissioni come emerge da uno studio recente di Anaao-Assomed. Infine, restano differenze regionali a complicare la situazione. Nonostante alcuni flebili segnali (nella Legge di Bilancio e nelle linee di indirizzo sui DSM) e un finanziamento della Commissione UE, non si vede, tra le (ingenti) risorse destinate dal PNRR alla salute, un solo euro destinato alla Salute Mentale.

È in questo contesto che giunge un appello straordinario, lanciato oggi a Roma dalla SINPF-Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia in un evento organizzato da MAPCOM Consulting con il contributo non condizionato di Ostuka Pharmaceutical Italy e Lundbeck Italia, alla presenza di molti rappresentanti istituzionali, e fatto proprio dalle altre società scientifiche del settore, per la creazione di una Agenzia Nazionale per la Salute Mentale, che dovrà ripartire da zero per mettere l’Italia in condizioni di pareggiare i conti con l’Europa e di ridare dignità a chi soffre e a chi lavora in questo settore così strategico per la società e l’economia italiana.

“Una Agenzia Nazionale per la Salute Mentale può nascere su valori simili a quelli dell’Agenzia Nazionale per la Coesione Territoriale, un altro dramma storico di questo Paese, e può consentire a questo mondo di ripartire da zero – spiegano Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci, presidenti SINPF -. Cioè dal censimento del mondo della Salute Mentale per capire i numeri reali dei fenomeni, oggi fermo al 2015, un’altra ‘era geologica’, riorganizzare i servizi, calcolare correttamente le reali necessità di finanziamento, studiare la allocazione razionale di queste risorse e in modo omogeneo sul territorio, facendo in modo di garantire livelli di cura e assistenza di provata efficacia, fondate su evidenze che assicurino concreti risultati, e garantire un omogeneo e reale funzionamento dei servizi per fare del diritto alla Salute Mentale un diritto esigibile in tutto il Paese senza diseguaglianze. Serve quindi – aggiungono i presidenti SINPF – un coordinamento tra le Regioni, la definizione di PDTA condivisi e integrati con piani di trattamento individuale, progetti terapeutico riabilitativi personalizzati, maggior coinvolgimento delle farmacie ospedaliere territoriali nel monitoraggio di farmacovigilanza e dell’aderenza terapeutica, sviluppo e supporto in tutte le Regioni di alternative alle strutture psichiatriche, stanziamento di fondi per la ricerca, la ricostruzione di un tavolo di lavoro interministeriale e interregionale. Tutto questo con l’unico vero obiettivo finale di una Agenzia Nazionale per la Salute Mentale: il recupero delle persone che soffrono”.

Articolo del 24 maggio 2022 sulle maggiori testate italiane tra cui: ANSA, ADN Kronos, Corriere, Repubblica/Stampa/SecoloXIX, Sole24Ore, SkyTg24, Il Foglio, La Sicilia