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Pedala ogni giorno e il corpo ringrazia

Quando diventa un’abitudine quotidiana, la bicicletta si rivela un prezioso (e divertente) strumento di benessere fisico e psicologico, oltre che di longevità. Si avvantaggia anche il sistema immunitario e la materia grigia può arricchirsi di nuove connessioni tra i neuroni.

Andare in bici è il modo migliore che conosca per raggiungere uno stato di coscienza alterato, né mistico né illuminato, ma di certo rivitalizzato. Un giro in sella è meglio dello yoga, del vino o dell’erba; è a pari merito con sesso e caffè». Nel suo libro La magia delle due ruote. Storie e segreti della bicicletta in giro per il mondo (Bollati Boringhieri) lo scrittore americano Jody Rosen descrive la bicicletta come un mezzo per raggiungere il nirvana, la pace e la felicità assoluta. E una sensazione di benessere fisico e mentale che la letteratura scientifica ha ampiamente documentato. «In bici per strada o sulla cyclette in palestra o a casa, pedalare può avere straordinari effetti benefici sulla salute», conferma Simona Cerulli, responsabile delle Uosd-Unità operative semplici dipartimentali Physio Training Center del Policlinico Gemelli. «Si tratta di un’attività con importanti effetti cardiotonici, anaerobici, aerobici e soprattutto umorali, purché eseguita in sicurezza».

L’effetto certamente più scontato è la remise en forme, un obiettivo che in questo periodo dell’anno è tra i più ambiti. Uno studio del 2017, sul British Medical Journal, ha rivelato che chi va in bicicletta è in genere più in forma delle persone che svolgono altri tipi di attività fisica. E una recente ricerca dell’Imperial College di Londra, condotta su 300 mila pendolari britannici di età tra i 30 e i 59 anni, seguiti per 25 anni, ha rivelato che coloro che vanno al lavoro prevalentemente in bicicletta hanno un rischio di morte precoce di circa il 20% inferiore rispetto a chi usa l’auto. In particolare, la possibilità di avere patologie cardiovascolari era inferiore del 24%, mentre la probabilità dell’insorgenza di tumori era più bassa del 22%. Gli effetti benefici dipenderebbero dalla costanza dell’attività fisica, che risulta così essere il principale fattore di benessere fisico e di longevità. «Andare in bicicletta regolarmente può offrire numerosi benefici al sistema cardiovascolare», sottolinea Giovanni Esposito, presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica e direttore dell’Unità di Cardiologia-Emodinamica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. «L’esercizio fisico costante aiuta a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari come l’ipertensione, l’infarto del miocardio e l’ictus. Aumenta il flusso di sangue e di ossigeno ai muscoli – continua – e migliora la circolazione.

Così sì contribuisce a tenere sotto controllo il livello ematico di colesterolo, prevenendo o rallentando la formazione di placche nelle arterie, e si aiuta a ridurre lo stress e a migliorare la qualità del sonno». Le due ruote allontano e allo stesso tempo aiutano a contrastare il tumore. «La bicicletta, se utilizzata regolarmente, è un ottimo modo per garantire all’organismo di beneficiare dell’effetto scudo dell’attività fisica sul rischio cancro», dice Stefania Gori, presidente dell’Associazione italiana gruppi oncologici multidisciplinari (Aigom) e direttore del Dipartimento Oncologico Irccs Negrar di Valpolicella. «Pedalare consente di agire su alcuni meccanismi essenziali, come il metabolismo energetico e ormonale, l’infiammazione e il sistema immunitario, contribuendo sia a prevenire un tumore sia a contrastarlo se è già sviluppato». Pedalare può anche contrastare gli effetti dell’invecchiamento e ringiovanire il sistema immunitario. Uno studio sulla rivista Aging Cell ha dimostrato che il ciclismo aiuta a mantenere massa e forza muscolare, lasciando stabili i livelli di grasso corporeo e colesterolo.

Ma, sorprendentemente, gli effetti antietà sembrano estendersi al sistema immunitario. Un organo chiamato timo, che produce le cellule immunitarie T, normalmente inizia a ridursi dall’età di 20 anni. Ma si è scoperto che il timo dei ciclisti più anziani genera tante cellule T quanto quello dei giovani. L’andare in bici, pur essendo un’attività fisica, è in grado di «alimentare» la materia grigia. Pedalare stimolerebbe la crescita di nuove connessioni tra le cellule nelle aree corticali del cervello: lo evidenzia uno studio dell’Università della California di Los Angeles e un altro ha rivelato il contributo alla ricrescita degli assoni sulle cellule danneggiate dopo una lesione da schiacciamento del nervo. Un’ulteriore ricerca ha evidenziato che pedalare migliora le funzioni esecutive, dall’attenzione alla pianificazione. A trarre benefici, specialmente quando si è sulle due ruote all’aria aperta, soprattutto in aree verdi, è anche la salute mentale. «Viene stimolato il rilascio di endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello, che generano una sensazione di benessere generale», evidenzia Claudio Mencacci, direttore emerito di Neuroscienze al Fabetebenefratelli di Milano e co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf). «Pedalare nella natura può essere considerato un “booster”». La cyclette, dal canto suo, viene già ampiamente utilizzata come terapia vera e propria. «E uno dei primi strumenti a cui ricorriamo con i pazienti in riabilitazione», dice Cerulli. «Per esercizi a basso impatto possiamo utilizzare la cyclette orizzontale, con il paziente che pedala da sdraiato con le gambe in avanti: consente di ottenere una migliore compliance respiratoria e cardiologica, per esempio dopo un intervento di chirurgia toracica. La cyclette verticale – spiega – permette, invece, nei pazienti che hanno subito un intervento agli arti inferiori di riprendere la dinamica di articolarità del ginocchio, della caviglia e dell’anca».

La lista degli effetti benefici della bicicletta è lunga, ma come per ogni altra attività fisica può avere rischi e svantaggi. «Se poco allenati, si può andare incontro a problematiche come dolore alle anche e alle ginocchia o sovraccarico muscolare. Spesso – aggiunge Cerulli – tutto dipende da errori nella scelta della bici rispetto al percorso da compiere: non posso utilizzare una “classica” per andare su terreni accidentati, in cui vibrazioni e una scarsa tenuta possono farmi cadere e provocare un trauma o portare allo sviluppo di disturbi ai gomiti, al collo o alla schiena. La cattiva postura in sella – precisa – può spingere a movimenti ripetitivi sbagliati per compensare, creando più danni che benefici. Allo stesso modo, se si va su strada, non ha senso utilizzare una mountain bike che ha un settaggio completamente diverso rispetto a quello che serve.

Sellino e manubrio devono essere settati in modo da agevolare la pedalata in base al tipo di strada. Per questo, per la scelta della bici è fondamentale farsi guidare da un esperto». Anche l’abbigliamento ha la sua importanza: un pantaloncino sbagliato può causare disturbi più o meno dolorosi. «Può provocare danni da sfregamento a livello inguinale e genitale con possibilità di arrossamenti o anche infiammazioni». Ma, comunque, non bisogna lasciarsi scoraggiare: «Se i ciclisti immaginano di volare – chiosa Rosen nel suo libro – è perché, in un certo senso, lo fanno davvero».

Articolo di Valentina Arcovio uscito su Repubblica il 25 maggio 2023