Corriere della Sera – Angela Cotticelli
La scuola in Italia prevede vacanze estive che durano da giugno a settembre. Un periodo che rischia di influire negativamente sui ragazzi: è bene riprendere a studiare nei giorni precedenti la riapertura delle scuole.
Tornare a scuola dopo le lunghe vacanze estive rappresenta ogni anno una sfida per ragazzi e genitori. Ma è davvero utile iniziare a studiare qualche giorno prima della ripresa ufficiale delle lezioni? La risposta di Claudio Mencacci, psichiatra e co-presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, è un deciso sì.
Vacanze prolungate e rischio di regressione
La scuola italiana, a differenza di altri Paesi europei, come UK, Francia e Germania, dove la pausa è di 4-6 settimane, prevede un periodo di sospensione estiva molto lungo. «Questa lunga interruzione può rappresentare un momento importante di riposo e recupero, ma spesso rischia di trasformarsi in una fase di regressione – avverte Mencacci -. Gli studenti, privi di stimoli, tendono a dimenticare informazioni acquisite durante l’anno scolastico. Non si tratta solo di contenuti, ma anche di abilità e competenze: capacità di concentrazione, attenzione, organizzazione della memoria, gestione del tempo e responsabilità. Tutte componenti fondamentali del processo di apprendimento, che vengono gradualmente meno con l’inattività prolungata».
No ai rientri del giorno prima
«Rientrare improvvisamente in classe, dopo tre mesi di vacanze, senza un minimo di preparazione graduale, è come riportare uno studente direttamente dalla spiaggia, con il secchiello in mano, al banco scolastico – sottolinea Mencacci -. Il risultato è spesso una fase iniziale della scuola vissuta in modo traumatico, piena di fatica, resistenze e tensioni sia per i ragazzi che per le famiglie. I famosi “rientri del giorno prima”, con i supermercati affollati, le città che si ripopolano e i compiti accumulati da terminare in fretta, diventano il simbolo di un’organizzazione carente, che si traduce in stress, irritabilità e conflitti tra genitori e figli. La chiave è la gradualità».
Mantenere il ritmo
«Introdurre fin da fine giugno piccoli spazi settimanali dedicati allo studio, focalizzandosi su materie complesse come la matematica, aiuta a mantenere allenate le capacità cognitive – continua lo psichiatra -. Come un atleta che, se non si allena, perde forma fisica e performance, così anche lo studente ha bisogno di esercizio costante per mantenere il ritmo scolastico. In questo senso, un piano di studio settimanale leggero ma costante diventa un alleato prezioso». Non si tratta di trasformare l’estate in una scuola parallela, ma di mantenere viva la connessione con ciò che si è appreso, così da ritrovarsi pronti a settembre.
Buone abitudini prima del rientro a scuola
«A partire da almeno tre o quattro settimane prima del rientro, è consigliabile riprendere progressivamente alcune abitudini: qualche esercizio ogni giorno, la lettura di un certo numero di pagine, il ripristino di orari più regolari, in particolare del sonno. È fondamentale iniziare ad alzarsi prima, avvicinandosi gradualmente agli orari cui si è abituati durante l’anno scolastico. Tutto questo contribuisce a rientrare nel ritmo. La scuola non è solo trasmissione di conoscenze, ma anche un contesto relazionale in cui si sviluppano abilità sociali, empatia, senso di responsabilità e autonomia. Un minimo di pianificazione settimanale condivisa tra genitori e figli può fare la differenza. Non serve trasformarsi in “cerberi” pronti a controllare ogni mossa, ma accompagnare i ragazzi nella ripresa del ritmo può essere un’occasione per rafforzare il senso di responsabilità personale e l’autonomia nello studio. Il ritorno a scuola, se ben preparato, lungi dall’essere un momento critico, può rappresentare un’opportunità di crescita», conclude Mencacci.