In tempi sferzati da guerre, episodi di violenza e cambiamenti climatici epocali, la gentilezza viene considerata una debolezza, una virtù inutile per contrastare la brutalità del mondo. Continuare a essere gentili richiede coraggio perché la gentilezza è un atto di resistenza, un baluardo contro la disumanizzazione. In un mondo in cui la violenza sembra avere l’ultima parola, la gentilezza è la testimonianza che empatia e rispetto sono valori indistruttibili, ma anche un’autoprotezione per non lasciarci corrompere da rabbia, odio e cinismo.
Nei momenti bui la gentilezza è un filo sottile che ci ricorda che possiamo ancora costruire un mondo migliore, a volte basta una parola, un gesto. Un filo invisibile che intrecciandosi fra le culture unisce l’essenza più profonda della nostra umanità, un ponte universale capace di riconnettere al di là di differenze e frammentazioni. Questa virtù risponde a un bisogno collettivo di essere «visti», ascoltati e trattati con dignità.
In una epoca di iper connessione digitale, ma spesso di disconnessione emotiva, la gentilezza agisce anche come antidoto a solitudine e indifferenza e, unendo le nostre vite in un unico tessuto di empatia e compassione, ricucire fratture e mantenere viva la speranza collettiva di essere parte di qualcosa di più grande. Gentilezza e gratitudine sono virtù intrecciate e complementari, ma differenti. Se la prima si esprime nell’azione, la seconda vive nel riconoscimento e insieme arricchiscono relazioni e salute personale, con tribuendo al benessere collettivo.
Diversi studi, analogamente a quelli recenti sulla gratitudine, hanno dimostrato che essere gentili porta benefici tangibili attraverso l’attivazione di vari sistemi biologici: aumento del rilascio di neurotrasmettitori, attivazione del sistema parasimpatico, riduzione del cortisolo e aumento dell’ossitocina, riduzione dell’infiammazione e della pressione, rafforzamento del sistema immunitario, riduzione del dolore, miglioramento del sonno, riduzione dello stress, aumento della longevità.
Viene anche riconosciuta un’azione della gentilezza a livello collettivo con il miglioramento delle relazioni sociali. Anche dal punto di vista psichico gli studi indicano un miglioramento delle capacità cognitive con aumento di concentrazione e creatività, riduzione d’ansia e depressione, con miglioramento della resilienza emotiva, rendendo più capaci di affrontare situazioni difficili. «Fai ogni giorno un atto di gentilezza, piccolo o grande che sia e contribuirai a rendere il mondo un posto migliore». Le parole di Anna Frank in questi tempi bui ci ricordano come la gentilezza sia una scelta attiva di costruzione, quando tutto sembra votato alla distruzione, è la consapevolezza di sapere che il benessere degli altri è indissolubilmente legato al nostro.