Il tempo libero estivo può rappresentare una sfida per molte famiglie. Ma, come sottolinea il professor Claudio Mencacci, Presidente SINPF, intervistato sul Corriere della Sera da Angela Cotticelli, può diventare una preziosa occasione educativa per genitori e figli. Se da una parte il tempo libero può rappresentare un vero incubo organizzativo, dall’altra può trasformarsi in una preziosa occasione di crescita. Con Claudio Mencacci proviamo a cambiare prospettiva.
Le vacanze estive sono il periodo più atteso dai figli, ma spesso rappresentano un incubo per i genitori. La chiusura delle scuole, infatti, è per molti l’inizio di un’organizzazione economicamente dispendiosa ed emotivamente e logisticamente molto difficile da gestire. E se mamma e papà sono a lavoro, allora tentano di programmare la giornata dei bambini minuto per minuto, in maniera quasi ossessiva. Una modalità che può rivelarsi dannosa per tutti gli attori coinvolti. Scopriamo con Claudio Mencacci, psichiatra e presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia come renderle un’opportunità per bambini e adulti.
Vacanze scolastiche: dare valore al tempo libero
«In Italia le vacanze scolastiche sono troppo lunghe, ma possiamo approfittarne. Questo periodo dilatato viene spesso vissuto come un vuoto da riempire, portando i genitori a organizzare ogni momento con attività, corsi, centri estivi e impegni strutturati. Ma i genitori devono resistere alla tentazione di riempire ogni momento libero dei propri figli con attività programmate – sottolinea Mencacci -. Dovrebbero cercare, invece, di dare una struttura flessibile alle giornate per permettere loro, da un lato, di non sentirsi persi, passando dal contingentato della scuola al vuoto assoluto, ma anche di avere dei momenti liberi, senza essere soffocati da un’agenda serrata. Il tempo libero non è un problema da risolvere, ma un terreno fertile per coltivare autonomie, passioni e relazioni».
Ad ogni età gli stimoli giusti
La chiave sta nel proporre stimoli adatti all’età, senza mai trasformarli in compiti scolastici camuffati. «Sotto i 10 anni, i bambini possono essere coinvolti in piccole autonomie quotidiane: prepararsi la colazione, aiutare a sparecchiare, prendersi cura di una pianta o di un animale domestico – suggerisce Mencacci -. Sono esperienze semplici ma fondamentali per costruire il senso di responsabilità e appartenenza. Attività creative come costruire con i Lego, disegnare fumetti, leggere, fare esperimenti scientifici casalinghi o inventare giochi sono perfetti per nutrire immaginazione e linguaggio. Dagli 11 ai 14 anni, il bisogno di gruppo e di appartenenza si fa più forte. Le escursioni, i giochi di squadra, le esplorazioni nella natura, ma anche il tenere un diario o creare fumetti possono rispondere al desiderio di espressione e identità».
Creare responsabilità e autonomia
«L’obiettivo è di farli sentire costruttivi, responsabili e capaci – continua Mencacci -. Dai 14 ai 18 anni, i ragazzi cercano autonomia. Le vacanze possono diventare un laboratorio di crescita personale, grazie ad attività di volontariato, esperienze artistiche o sportive, laboratori musicali. Anche la gestione di un piccolo budget o di un progetto personale, come un reportage video o un diario fotografico possono essere importanti. Sono esperienze che danno significato, che collegano passioni e futuro, e che aiutano a riflettere su ciò che si vuole diventare, acquisire responsabilità e fiducia nelle proprie capacità».
Il valore della noia e il ruolo dei genitori
Uno dei nodi centrali, spesso vissuto con ansia dai genitori, è la noia. «Ma la noia non è un nemico, è una risorsa – sottolinea Mencacci -. È solo attraversando momenti vuoti che bambini e ragazzi imparano ad ascoltarsi, a inventare, a costruire da sé le proprie occupazioni. La capacità di tenersi compagnia da soli, di tollerare l’assenza di stimoli immediati, è un allenamento prezioso all’autonomia e alla creatività. Saper costruire “con niente” allena il cervello, rafforza l’intelligenza emotiva, stimola la risoluzione dei problemi. Eppure, spesso i genitori si sentono in colpa se i figli si annoiano. In realtà, è proprio lì che si costruisce la resilienza».
Il ruolo dei genitori: meno perfezione, più ascolto
Nell’ansia di offrire un’estate perfetta, molti genitori si dimenticano di sé. «Il pressing non riguarda solo i figli, ma anche loro stessi: spesso si sentono inadeguati o in dovere di fare sempre di più – avverte l’esperto -. Il benessere familiare, però, passa anche dal prendersi una pausa, concedere relax a sé stessi e ai propri figli, senza colpe. Deve essere una vacanza per tutti. Trovare il tempo per sé, per leggere un libro, fare una passeggiata o semplicemente non fare nulla, è fondamentale. Non da meno lo è ascoltare i propri figli, chiedere loro cosa vorrebbero fare durante le vacanze può aprire spazi di dialogo. Un’ottima domanda da porre è: “Cosa ti piacerebbe fare durante le vacanze che ti faccia sentire fiero di te?”».
Vacanze scolastiche: fare rete
Naturalmente se i genitori lavorano è più complesso. «Va riconosciuto che tutto questo ha un costo, non solo economico, ma anche organizzativo. I centri estivi, le babysitter, le attività ricreative non sono sempre accessibili. Un aiuto può arrivare da un reciproco scambio di tempo con altri genitori, in modo da occuparsi, a rotazione di piccoli gruppi di bambini. In questo modo sarà possibile scambiarsi tempo, organizzare attività in piccoli gruppi, sostenersi a vicenda», conclude. È importante affrontare le vacanze scolastiche con una mentalità diversa, vivendole con meno ansia da prestazione e considerandole una risorsa educativa per i propri figli.